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Un Durov colpo per la Mafioska di Putin

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L'arresto del padrone dell'app Telegram in Francia riaccende i riflettori sul ruolo dei social media nella guerra ibrida dei regimi tirannici contro l'Occidente. Chi sia in realtà Pavel #durov non è facile appurarlo.
E' una figura ambigua, probabilmente servitore di molti padroni secondo convenienze. Il problema è che quando si hanno troppi padroni bisogna mentire a parecchi di essi, i quali non sempre gradiscono. In Francia lo accusano di aver favorito pedofili, terroristi e altri ambienti non salubri. Lui si spaccia per difensore della libertà di parola inviso al Cremlino, ma è il solito gioco di specchi in cui si destreggiano i personaggi border line.
Durov è entrato in Russia più di 50 volte tra il 2015 e il 2021 nonostante lo neghi. E' stato in Russia nel 2017 quando l'FSB (ex KGB) ha richiesto i codici crittografici di Telegram, nel 2020 quando Roskomnadzor si è arreso nei suoi tentativi di bloccare il servizio di messaggistica e nel 2021 quando #telegram ha rimosso i bot associati al team di #Navalny. Insomma Durov per quanto affermasse di essere in rotta con #putin tendeva ad assecondarlo sulle questioni davvero spinose. Nel 2014, Pavel Durov ha raccontato che l'FSB gli aveva chiesto i dati dei gruppi #vkontakte utilizzati dagli ucraini per organizzare le proteste di Euromaidan.
Che sia vero è tutto da dimostrare. e probabilmente non lo è. Più probabile che si tratti di una patetica messinscena per accreditarsi come paladino della libertà con i boccaloni. Per rendere più credibile la messinscena nell'aprile dello stesso anno ha venduto la sua partecipazione nella società e ha lasciato la #Russia, ovviamente con il consenso di Putin. “Non si può tornare indietro, soprattutto dopo che ho rifiutato pubblicamente di collaborare con le autorità”, disse dopo la sua partenza. Dieci anni dopo, in un'intervista con un noto fan di Putin, Tucker Carlson, Durov ha dichiarato: “Viaggio in luoghi che, ne sono certo, sono in linea con i nostri valori e con quello che facciamo. Non visito grandi potenze geopolitiche o altri Paesi, come la #cina, la Russia o gli Stati Uniti”. In realtà, però, Durov ha trascorso la maggior parte del 2017 in Russia proprio quando le autorità russe conducevano la campagna contro Telegram.
Durov ha lasciato la Russia poco prima del Capodanno del 2018, ma è tornato meno di tre anni dopo. I dettagli delle sue visite sono stati evidenziati da Important Stories (e confermate da The Insider), che ha analizzato i dati della più grande fuga di notizie dell'FSB, un archivio del Servizio di frontiera chiamato “Kordon”. Il 18 giugno 2020 - il giorno in cui Telegram è stato tecnicamente sbloccato in Russia - Durov era nel Paese. Il 20 giugno 2020 è volato a San Pietroburgo. In seguito ha trascorso più di un anno dividendosi tra la Russia, gli Emirati Arabi e l'Europa.
In questo periodo ha bloccato il bot Telegram “Smart Voting” lanciato da Navalny in vista delle elezioni politiche del 2021. Nell'ottobre 2021, Durov è volato da San Pietroburgo a Ibiza e da allora non è più tornato in Russia. Nel 2018, Durov e suo fratello Nikolai hanno raccolto 1,7 miliardi di dollari per lanciare la piattaforma TON ed emettere la criptovaluta Gram. Tra gli investitori russi in TON c'erano il cofondatore di Qiwi Sergey Solonin e uno dei fondatori di Wimm-Bill-Dann, David Yakobashvili. Altri potenziali investitori erano il miliardario Roman Abramovich, Mikhail Abyzov e il fondo di Said Gutseriev. Insomma un bel parterre di oligarchi.
Tuttavia, nel 2019, poco prima del lancio, la Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense ha bloccato l'operazione, classificando Gram come un titolo finanziario che richiedeva un'adeguata approvazione normativa. La SEC ha intentato una causa, che ha portato al rinvio del progetto dall'autunno 2019 al 30 aprile 2020. Dopo lunghe battaglie legali, il tribunale statunitense ha stabilito in via preliminare che Gram era effettivamente un titolo, bloccando di fatto il lancio della piattaforma TON e l'emissione della criptovaluta. Di conseguenza, la società di investimento Da Vinci Capital ha chiesto a Durov 20 milioni di dollari (con alcune stime che prevedono una responsabilità fino a 100 milioni di dollari) a causa del mancato lancio di TON. Ora Durov è accusato tra le altre cose di aver riciclato denaro sporco attraverso TON.
https://www.ansa.it/canale_tecnologia/notizie/tecnologia/2024/08/28/mandato-darresto-anche-per-il-fratello-di-durov-nikolai_31205b1f-b67e-45ee-9fdc-bdc913311969.html
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E' una figura ambigua, probabilmente servitore di molti padroni secondo convenienze. Il problema è che quando si hanno troppi padroni bisogna mentire a parecchi di essi, i quali non sempre gradiscono. In Francia lo accusano di aver favorito pedofili, terroristi e altri ambienti non salubri. Lui si spaccia per difensore della libertà di parola inviso al Cremlino, ma è il solito gioco di specchi in cui si destreggiano i personaggi border line.
Durov è entrato in Russia più di 50 volte tra il 2015 e il 2021 nonostante lo neghi. E' stato in Russia nel 2017 quando l'FSB (ex KGB) ha richiesto i codici crittografici di Telegram, nel 2020 quando Roskomnadzor si è arreso nei suoi tentativi di bloccare il servizio di messaggistica e nel 2021 quando #telegram ha rimosso i bot associati al team di #Navalny. Insomma Durov per quanto affermasse di essere in rotta con #putin tendeva ad assecondarlo sulle questioni davvero spinose. Nel 2014, Pavel Durov ha raccontato che l'FSB gli aveva chiesto i dati dei gruppi #vkontakte utilizzati dagli ucraini per organizzare le proteste di Euromaidan.
Che sia vero è tutto da dimostrare. e probabilmente non lo è. Più probabile che si tratti di una patetica messinscena per accreditarsi come paladino della libertà con i boccaloni. Per rendere più credibile la messinscena nell'aprile dello stesso anno ha venduto la sua partecipazione nella società e ha lasciato la #Russia, ovviamente con il consenso di Putin. “Non si può tornare indietro, soprattutto dopo che ho rifiutato pubblicamente di collaborare con le autorità”, disse dopo la sua partenza. Dieci anni dopo, in un'intervista con un noto fan di Putin, Tucker Carlson, Durov ha dichiarato: “Viaggio in luoghi che, ne sono certo, sono in linea con i nostri valori e con quello che facciamo. Non visito grandi potenze geopolitiche o altri Paesi, come la #cina, la Russia o gli Stati Uniti”. In realtà, però, Durov ha trascorso la maggior parte del 2017 in Russia proprio quando le autorità russe conducevano la campagna contro Telegram.
Durov ha lasciato la Russia poco prima del Capodanno del 2018, ma è tornato meno di tre anni dopo. I dettagli delle sue visite sono stati evidenziati da Important Stories (e confermate da The Insider), che ha analizzato i dati della più grande fuga di notizie dell'FSB, un archivio del Servizio di frontiera chiamato “Kordon”. Il 18 giugno 2020 - il giorno in cui Telegram è stato tecnicamente sbloccato in Russia - Durov era nel Paese. Il 20 giugno 2020 è volato a San Pietroburgo. In seguito ha trascorso più di un anno dividendosi tra la Russia, gli Emirati Arabi e l'Europa.
In questo periodo ha bloccato il bot Telegram “Smart Voting” lanciato da Navalny in vista delle elezioni politiche del 2021. Nell'ottobre 2021, Durov è volato da San Pietroburgo a Ibiza e da allora non è più tornato in Russia. Nel 2018, Durov e suo fratello Nikolai hanno raccolto 1,7 miliardi di dollari per lanciare la piattaforma TON ed emettere la criptovaluta Gram. Tra gli investitori russi in TON c'erano il cofondatore di Qiwi Sergey Solonin e uno dei fondatori di Wimm-Bill-Dann, David Yakobashvili. Altri potenziali investitori erano il miliardario Roman Abramovich, Mikhail Abyzov e il fondo di Said Gutseriev. Insomma un bel parterre di oligarchi.
Tuttavia, nel 2019, poco prima del lancio, la Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense ha bloccato l'operazione, classificando Gram come un titolo finanziario che richiedeva un'adeguata approvazione normativa. La SEC ha intentato una causa, che ha portato al rinvio del progetto dall'autunno 2019 al 30 aprile 2020. Dopo lunghe battaglie legali, il tribunale statunitense ha stabilito in via preliminare che Gram era effettivamente un titolo, bloccando di fatto il lancio della piattaforma TON e l'emissione della criptovaluta. Di conseguenza, la società di investimento Da Vinci Capital ha chiesto a Durov 20 milioni di dollari (con alcune stime che prevedono una responsabilità fino a 100 milioni di dollari) a causa del mancato lancio di TON. Ora Durov è accusato tra le altre cose di aver riciclato denaro sporco attraverso TON.
https://www.ansa.it/canale_tecnologia/notizie/tecnologia/2024/08/28/mandato-darresto-anche-per-il-fratello-di-durov-nikolai_31205b1f-b67e-45ee-9fdc-bdc913311969.html
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